Si fa presto a dire pianoforte

Divenuto strumento principe con i romantici, il pianoforte è stato protagonista di un’evoluzione che è ben lungi dall’esser terminata. Ne sono prova due concerti ravvicinati che lo hanno visto protagonista, in modi davvero diversi. Ho scoperto la Fondazione Isabella Scelsi, in una magnifica strada romana con affaccio sui Fori Imperiali, dimora di Giacinto, che alla sorella la intitolò; a trent’anni dalla morte del compositore, l’istituzione che ne promuove la musica ha presentato le sue prossime attività e organizzato un concerto. La sera successiva, la stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti ha proposto Orazio Sciortino in un recital dal titolo accattivante “Rossini allo specchio”.

 

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Riletture

Mozart e Mahler “trascritti”. In due sere consecutive, ho assistito ad altrettante esecuzioni di composizioni rilette, peraltro in modo molto diverso. In ordine cronologico, si è trattato della Quarta Sinfonia del compositore boemo e del Don Giovanni di Wolfgang Amadeus. La prima nella versione per orchestra da camera presentata da alcune parti dei Wiener Philharmoniker, il secondo nella versione dell’Orchestra di Piazza Vittorio, la compagine che prende il nome da un quartiere multietnico di Roma e ormai collaudata nella rivisitazione delle opere liriche (vedi Carmen e Flauto magico).

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Dall’oratorio al quartetto, sempre grande musica

 

La stagione concertistica romana giustappone a volte appuntamenti molto diversi tra loro, come accaduto con John Adams ospite dell’Accademia di Santa Cecilia e il Quatuor Ébène per l’Istituzione Universitaria dei Concerti. Dall’oratorio per orchestra, coro e solisti alla musica da camera. Il filo conduttore è la qualità, sempre di alto livello.

(credits Musacchio, Ianniello & Pasqualini)

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Due inaugurazioni romane

Tempo di inaugurazioni nella vita musicale della Capitale. La Petite Messe solennelle di Rossini ha aperto la stagione da camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, un concerto del Wiener Concer-Verein ha dato il via a quella dell’Istituzione Universitaria dei Concerti alla Sapienza. Due appuntamenti ravvicinati di carattere diverso e che testimoniano la varietà delle proposte musicali di Roma. Continua a leggere

Il ritorno dell’Ascoltatore e di Ulisse

Miglior ritorno non si poteva immaginare per questo blog. Che poi si tratta più un arrivo che un ritorno… L’Ascoltatore ha avuto la fortuna di assistere alla prima romana di Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi. Per incredibile che possa apparire, la seconda opera del compositore cremonese, andata in scena la prima volta al Teatro Santi Giovanni e Paolo di Venezia nel 1640, non era mai stata rappresentata nella Capitale. A questa assenza ha meritoriamente rimediato il Reate Festival, che la propone al Teatro di Villa Torlonia (e in replica al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti il 10 ottobre).

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Trionfo mahleriano per Noseda a New York

Di passaggio a New York, l’Ascoltatore non poteva esimersi dall’informarsi sul cartellone musicale della Grande Mela. Purtroppo, fine maggio è un pessimo periodo: finita la stagione operistica, chiusa quella della New York Philharmonic, i grandi appuntamenti scarseggiano. Per fortuna, dal 1991, la Metropolitan Opera Orchestra cambia veste e si esibisce in una ministagione alla Carnegie Hall, la stupenda sala da concerto all’angolo tra la settima avenue e la 57.ma strada. Come non approfittarne?

Ghiotta l’occasione. Sul podio della MET Orchestra (come si chiama la veste sinfonica del
complesso operistico) il milanese Gianandrea Noseda. Solista, il violinista canadese James Ehnes. La prima parte del concerto è consistita nel concerto per violino e orchestra n.5 K 219 “Türkisch” di Mozart. La seconda interamente dedicata alla Quinta di Mahler.

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Beethoven, punto di arrivo e di partenza

Due concerti ravvicinati delle principali istituzioni musicali romane hanno fatto di Beethoven una sorta di centro di gravità per la musica successiva, con due percorsi in direzione opposta: all’Opera, si è partiti da Schnittke, attraverso Schönberg e Wagner per arrivare alla Settima Sinfonia del gigante di Bonn; a Santa Cecilia, prese le mosse dalla Prima Sinfonia di Beethoven per arrivare a un altro compositore del Novecento, Shostakovich. Un viaggio indietro e avanti nel tempo, quasi che Beethoven fosse l’alfa e l’omega della musica.

(foto Musacchio & Ianniello, Accademia Nazionale di S. Cecilia)

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