Dall’oratorio al quartetto, sempre grande musica

 

La stagione concertistica romana giustappone a volte appuntamenti molto diversi tra loro, come accaduto con John Adams ospite dell’Accademia di Santa Cecilia e il Quatuor Ébène per l’Istituzione Universitaria dei Concerti. Dall’oratorio per orchestra, coro e solisti alla musica da camera. Il filo conduttore è la qualità, sempre di alto livello.

(credits Musacchio, Ianniello & Pasqualini)

Continua a leggere

Due inaugurazioni romane

Tempo di inaugurazioni nella vita musicale della Capitale. La Petite Messe solennelle di Rossini ha aperto la stagione da camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, un concerto del Wiener Concer-Verein ha dato il via a quella dell’Istituzione Universitaria dei Concerti alla Sapienza. Due appuntamenti ravvicinati di carattere diverso e che testimoniano la varietà delle proposte musicali di Roma. Continua a leggere

Il ritorno dell’Ascoltatore e di Ulisse

Miglior ritorno non si poteva immaginare per questo blog. Che poi si tratta più un arrivo che un ritorno… L’Ascoltatore ha avuto la fortuna di assistere alla prima romana di Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi. Per incredibile che possa apparire, la seconda opera del compositore cremonese, andata in scena la prima volta al Teatro Santi Giovanni e Paolo di Venezia nel 1640, non era mai stata rappresentata nella Capitale. A questa assenza ha meritoriamente rimediato il Reate Festival, che la propone al Teatro di Villa Torlonia (e in replica al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti il 10 ottobre).

Continua a leggere

Trionfo mahleriano per Noseda a New York

Di passaggio a New York, l’Ascoltatore non poteva esimersi dall’informarsi sul cartellone musicale della Grande Mela. Purtroppo, fine maggio è un pessimo periodo: finita la stagione operistica, chiusa quella della New York Philharmonic, i grandi appuntamenti scarseggiano. Per fortuna, dal 1991, la Metropolitan Opera Orchestra cambia veste e si esibisce in una ministagione alla Carnegie Hall, la stupenda sala da concerto all’angolo tra la settima avenue e la 57.ma strada. Come non approfittarne?

Ghiotta l’occasione. Sul podio della MET Orchestra (come si chiama la veste sinfonica del
complesso operistico) il milanese Gianandrea Noseda. Solista, il violinista canadese James Ehnes. La prima parte del concerto è consistita nel concerto per violino e orchestra n.5 K 219 “Türkisch” di Mozart. La seconda interamente dedicata alla Quinta di Mahler.

Continua a leggere

Beethoven, punto di arrivo e di partenza

Due concerti ravvicinati delle principali istituzioni musicali romane hanno fatto di Beethoven una sorta di centro di gravità per la musica successiva, con due percorsi in direzione opposta: all’Opera, si è partiti da Schnittke, attraverso Schönberg e Wagner per arrivare alla Settima Sinfonia del gigante di Bonn; a Santa Cecilia, prese le mosse dalla Prima Sinfonia di Beethoven per arrivare a un altro compositore del Novecento, Shostakovich. Un viaggio indietro e avanti nel tempo, quasi che Beethoven fosse l’alfa e l’omega della musica.

(foto Musacchio & Ianniello, Accademia Nazionale di S. Cecilia)

Continua a leggere

Gustav Mahler o della fine

 

Gustav Mahler affermava che una sinfonia deve essere un mondo. La sua ultima sembra esserne la fine. Il compositore completò la Nona nell’estate del 1909, ma non ebbe la possibilità di ascoltarla in vita. La si potrebbe definire un presentimento di morte, non solo individuale ma collettiva. Ebreo boemo di lingua tedesca, come Franz Kafka e Hans Kelsen, al contrario dello scrittore e del giurista Mahler non ha assistito alla fine del mondo asburgico; nato nel 1860 (Kafka era del 1883, Kelsen del 1881), morì nel 1911 per un’endocardite. Ma forse è stato il vero interprete della Finis Austriæ.

Continua a leggere

Billy Budd, ovvero della gelosia maschile

 

Per la prima volta a Roma va in scena Billy Budd di Benjamin Britten, opera del 1951, ridotta in due atti dall’autore nel 1960. Bene ha fatto il Teatro dell’Opera a proporre questo titolo inedito, che ha riscosso un ottimo successo davanti a un pubblico ritenuto di solito molto tradizionalista. Alla riuscita ha contribuito forse anche la folta presenza di stranieri, che dà alle rappresentazioni quel giusto tocco internazionale, che dovrebbe essere la norma in una Capitale. L’opera (e i teatri in cui viene rappresentata) dovrebbe essere anche un’attrattiva turistica, visto che fa parte integrante del patrimonio culturale italiano, una delle cose più apprezzate dagli stranieri. Continua a leggere