Il Flauto magico di Buster Keaton

Un film muto, dove si canta ma non si parla. È tutto Sing e niente Spiel l’opera di Mozart in scena al Teatro dell’Opera di Roma. L’allestimento è quello della Komische Oper di Berlino, per la regia del suo direttore, l’australiano Barrie Kosky, e di Suzanne Andrade, della compagnia londinese “1927”, che cura anche le proiezioni con Paul Barritt. Perché tutto si regge sulle proiezioni in questo Zauberflöte. Il sipario rosso, da cinema d’altri tempi, dopo l’ouverture lascia spazio a un grande schermo bianco su cui vengono proiettate le animazioni, con cui interagiscono i cantanti, i quali, oltre a recitare a “piano terra”, fanno capolino da finestre a diverse altezze, dove sono assicurati da dispositivi di sicurezza che si intravvedono appena. Il risultato è davvero ottimo. La macchina scenica funziona a meraviglia e l’azione prende un suo senso nel segno della ricerca dell’amore, di cui sono protagonisti Tamino e Pamina, oltre che Papageno e la sua Papagena.

Eliminati completamente i dialoghi in tedesco, sostituiti da un riassunto (sempre in lingua originale) nello stile del film muto. Discutibile appare la scelta di accompagnare questa parte scritta con dei commenti musicali mozartiani, suonati al fortepiano. Sparisce così qualunque riferimento alla vicenda sottostante, come l’inimicizia tra la Regina della notte e Sarastro. Né Egitto né massoneria quindi, poco danno per chi non è né egiziano né massone. La vicenda prende la forma di una storia d’amore a lieto fine: nella scena finale, sul palco il coro si presenta metà vestito da Tamino e metà da Pamina. I costumi di Esther Bialas ci regalano un principe in smoking e la sua innamorata in abito nero e capelli garçonne stile diva dei telefoni bianchi. Papageno occhieggia a Buster Keaton, mentre Monostatos è il Nosferatu di Murnau. Sarastro assomiglia più a un mercante di quadri francese di fine Ottocento e la Regina della notte è un ragno.


Di grande efficacia l’interazione tra cantanti e proiezioni. Geniali i cani al guinzaglio di Monostatos che ringhiano a Pamina, o il gioco dei cuoricini e del fumo di sigaretta delle tre dame. L’unico appunto che si può fare è che si tratta di un’azione piatta come lo schermo di un cinematografo, e alla lunga la mancanza di profondità si fa sentire. Comunque lo spettacolo corre veloce e con ritmo.


E veniamo alla parte musicale, che comunque la fa sempre da protagonista. L’orchestra e la compagnia di canto vengono guidati con piglio sicuro dall’ungherese Henrik Nánási: tra buca e palco c’è sempre intesa e la musica non sovrasta mai le voci. In grande spolvero, nel primo cast, la Pamina di Amanda Forsythe (molto bene sia nel registro acuto sia in quello grave, con grande espressività), il Tamino di Juan Francisco Gatell (voce agile e timbro squillante), la Regina della notte di Christina Poulitsi (aggressivamente perfetta in der hölle Rache) e il Sarastro di Gianluca Buratto (basso dalla voce morbida e dall’emissione sicura). Non abbastanza baritonale il Papageno di Alessio Arduini, peraltro voce gradevole e ottimo attore. Migliore del secondo cast la Pamina di Kiandra Howarth.

Teatro dell’Opera di Roma
Die Zauberflöte
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Libretto di Emanuel Schikaneder

Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Henrik Nánási
Regia Barrie Kosky e Suzanne Andrade
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Video Paul Barritt
Ideazione «1927» (Suzanne Andrade e Paul Barritt) e Barrie Kosky
Scene e Costumi Esther Bialas
Dramaturgie Ulrich Lenz
Luci Diego Leetz

Principali interpreti
Pamina Amanda Forsythe / Kiandra Howarth
Tamino Juan Francisco Gatell / Giulio Pelligra
La regina della notte Christina Poulitsi  / Olga Pudova
Sarastro Gianluca Buratto / Antonio Di Matteo
Monostatos Marcello Nardis
Papageno Alessio Arduini / Joan Martín-Royo
Papagena Julia Giebel
Prima dama Louise Kwong*
Seconda dama Irida Dragoti*
Terza dama Sara Rocchi*
L’oratore Andrii Ganchuk*
Primo armigero Domingo Pellicola*
Secondo armigero Timofei Baranov*

* Dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma
Allestimento Komische Oper di Berlino

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