Il Requiem di Berlioz, i madrigali di Gesualdo, la musica assoluta di Morricone e un’operina di dall’Ongaro. Periodo di inaugurazioni per le istituzioni musicali romane. Nel giro di pochi giorni hanno preso il via le stagioni di Santa Cecilia, dell’Istituzione Universitaria dei Concerti e della Roma Sinfonietta.
Un Berlioz titanico

© Foto: Musacchio, Ianniello & Pasqualini
All’Auditorium Parco della Musica, si è scelto di inaugurare la stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con una partitura di rara esecuzione, sia per la vastità dell’organico sia per l’impegno interpretativo. Antonio Pappano ha scelto di aprire con la Grande Messe des Morts di Hector Berlioz, di cui ricorrono i centocinquant’anni della morte. Per l’occasione, sul palco della Sala Santa Cecilia erano schierati i complessi dell’Accademia, integrati dal Coro del Teatro di San Carlo di Napoli e dagli ottoni della Banda della Polizia di Stato (i quali ultimi erano dislocati in quattro punti della galleria dietro il palco, assieme ad alcuni ottoni dell’Orchestra ceciliana). Trecento elementi in tutto, per un’esecuzione di grande impatto e di effetto assicurato.

© Foto: Musacchio, Ianniello & Pasqualini
I numeri da soli, tuttavia, non danno certezza di riuscita. Per questo, ci vuole la bacchetta giusta, per tenere insieme tutte le idee di Berlioz, che con questa composizione voleva stupire gli ascoltatori, fino a pretendere un organico di quadi ottocento esecutori.
Il direttore anglo-italiano ha condotto in porto la serata con ferrea determinazione e solido piglio interpretativo. Berlioz punta molto sull’impressione suscitata dai brani più roboanti, come il Tuba mirum, in cui le quattro fanfare di ottoni dietro il palco e ai suoi lati suonano in fortissimo, con grande effetto spaziale; ma la partitura prevede anche momenti di intimismo, come il Quid sum miser o il Quaerens me, dove addirittura l’orchestra scompare e il coro canta pianissimo a cappella. Pappano si muove con grande sicurezza su tutti i registri, dandoci un Berlioz intenso e cangiante. Ha disposto le viole a destra, dove di solito stanno i secondi violini, a destra anche i contrabbassi, con alcune percussioni sul proscenio tutte a sinistra. Con gesto necessariamente ampio, Pappano ha tenuto insieme strumenti e voci, sia nei momeni esplosivi sia in quelli più intimi, con escursioni dinamiche adeguate al mondo di Berlioz.

© Foto: Musacchio, Ianniello & Pasqualini
Tra i leggii, sfavillanti gli ottoni, sempre a tempo nonostante la dislocazione impervia; ottimi i legni e benissimo le altre sezioni, con le percussioni impegnate in un superlavoro. Da ricordare l’intervento del tenore Javier Camarena nel Sanctus, cantato con voce limpida e sicura, timbro bellissimo e intonazione perfetta con uno squillo acuto di grande fascino.
Quando core fa rima con amore
Alla “Sapienza”, sotto l’affresco di Sironi, tutt’altra atmosfera. Sempre musica vocale, ma laica e non grande come quella di Berlioz. La IUC ha dato vita a un “Gesualdo Project”, volto all’esecuzione integrale dei Sei libri de’ Madrigali dell’autore in tre stagioni a opera di Les Arts Florissants, il complesso strumentale e vocale fondato da William Christie nel 1979. Diciamolo subito: i sei cantanti che hanno inaugurato i concerti dell’Aula Magna sono strepitosi. Guidati dal tenore Paul Agnew, braccio destro di Christie, i soprani Miriam Allan e Hannah Morrison, il contralto Mélodie Ruvio, l’altro tenore Sean Clayton e il basso Edward Grint hanno incantato per bellezza di timbro, perfezione dell’intonazione, sapienza interpretativa e perfetta aderenza ai testi, che nel madrigale chiamano gli interpreti a sottolineature raffinate.
Dopo estratti del Primo e del Secondo Libro, Les Arts Florissants hanno eseguito integralmente il Terzo Libro de’ Madrigali di Gesualdo da Venosa. Oltre alla perizia vocale, del complesso – tre britannici, un’australiana e due olandesi – colpisce la completa padronanza di un italiano cinquecentesco e curtense, in cui ricorrono continuamente parole come cruda o crudele, morte o morire, martìre, sospiro, dolcezza, oltre che gli inevitabili cuore – anzi: core – e amore. Caratteristica del madrigale è quella di ricercare con la voce quasi una “descrizione” della parola; e in questo gli esecutori sono stati sopraffini.
Les Arts Florissants torneranno in Aula Magna il 15 febbraio del prossimo anno per il Quarto Libro, il 13 e il 16 febbraio 2021 per il Quinto e il Sesto. Occasioni da non perdere per nessun motivo.
Morricone al cubo
Non capita tutti i giorni di ascoltare musica di Ennio Morricone, presente l’autore, nell’auditorium che porta il suo nome. Per l’inaugurazione della stagione, l’Università di Tor Vergata e la Roma Sinfonietta hanno scelto di rendere omaggio al due volte premio Oscar con alcune sue composizioni di musica assoluta. Assieme a Morricone, l’omaggio era indirizzato anche a un altro compositore contemporaneo, Michele dall’Ongaro, presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Sotto la bacchetta di Gabriele Bonolis, profondo conoscitore dell’opera “seria” di Morricone, il programma è cominciato con Vittime di guerra, dall’omonimo film del 1989 di Brian De Palma, unica concessione al Morricone cinematografico. Come detto nella presentazione dal direttore artistico Luigi Lanzillotta e dalla stesso Morricone, si è trattato di un pensiero rivolto alle operazioni belliche condotte dalla Turchia al confine siriano.
Più impegnative le altre composizioni morriconiane proposte. Come un’onda ha dato modo al violoncellista Luca Pincini nel riempire l’auditorium con una musica aspra; Ut è un concerto per tromba, timpani e archi in cui il trombista – come ha detto lo stesso Morricone, diplomato nello strumento – Andrea Di Mario è impegnato in un tour de force soprattutto all’inizio; lo Studio per contrabbasso e archi è stato presentato da Massimo Ceccarelli in prima esecuzione, in quanto si è trattato di una versione del 2018: bravissimo il solita in un pezzo di grande virtuosismo; la Musica per 11 violini ha ricordato in qualcosa Metamorphosen di Richard Strauss. Il culmine del programma è stato Se questo è un uomo, ricavato dal testo di Primo Levi, con la voce recitante di Pino Insegno, il violino di Marco Serino e i vocalizzi di Antonella Marotta; è una partitura in cui la musica segue la drammaticità delle parole. La musica assoluta di Morricone ha un che di drammatico di suo, fatta soprattutto di dissonanze e di grandi sbalzi sia di ritmo sia di dinamica. Caloroso successo, con il pubblico che ha abbracciato calorosamente il quasi 91enne maestro romano.
Di dall’Ongaro erano in programma tre Canzoni siciliane e l’intermezzo in un atto Bach Haus, su libretto di Vincenzo De Vivo, un raffinato testo misto di ottonari e dodecasillabi, che si svolge, appunto, in casa del Kantor, interpetato dal basso Massimiliano Mandozzi. Bach riceve la visita dell’impresario italiano Nibbio, il tenore Flaviano Bianchi, che vuole commissionargli, senza successo, un’opera seria; in scena anche il soprano Michela Guarrera nella parte di Anna Magdalena, la signora Bach, appena ammirata ne L’Empio punito di Melani al Teatro di Villa Torlonia.
Come ha detto dall’Ongaro nella presentazione, oggi esistono “ricompositori” più che compositori, e in pieno stile postmoderno l’intermezzo è una specie di pastiche con varie citazioni: oltre a quella dei bachiani Concerti brandeburghesi, ho riconosciuto l’entrata di Scarpia nella Tosca e quella della statua del Commendatore nel Don Giovanni. Come mi ha detto poi lo stesso compositore, ci sono anche una citazione da La Mer di Debussy e una da Façade di Walton. Bonolis tiene insieme voci e strumenti con grande precisione, mentre Diego Procoli passa continuamente dal clavicembalo al pianoforte. Applausi per tutti in un’inagurazione da ricordare.
Auditorium Parco della Musica
Sala Santa Cecilia
Coro e Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Coro del Teatro di San Carlo di Napoli
Banda della Polizia di Stato
Antonio Pappano, direttore
Javier Camarena, tenore
Berlioz, Grande Messe des Morts
“Sapienza” Università di Roma
Aula Magna
Les Arts Florissants
Paul Agnew tenore e direttore
Gesualdo da Venosa Primo e Secondo libro de’ Madrigali (estratti)
Terzo libro de’ Madrigali
Università di Roma Tor Vergata
Auditorium “Ennio Morricone”
Orchestra Roma Sinfonietta
Gabriele Bonolis, direttore
Ennio Morricone Vittime di guerra
Come un’onda
Ut, Concerto per tromba, timpani e archi
Studio per contrabbasso e archi
Musica per 11 violini
Se questo è un uomo, per voce recitante, violino, soprano e archi
Michele dall’Ongaro Tre canzoni sicialiane per violoncello e archi: A vitalòra; Carnescialata dei Pulcinelli; Ninna nanna
Bach Haus, intermezzo in un atto