Mozart e Mahler “trascritti”. In due sere consecutive, ho assistito ad altrettante esecuzioni di composizioni rilette, peraltro in modo molto diverso. In ordine cronologico, si è trattato della Quarta Sinfonia del compositore boemo e del Don Giovanni di Wolfgang Amadeus. La prima nella versione per orchestra da camera presentata da alcune parti dei Wiener Philharmoniker, il secondo nella versione dell’Orchestra di Piazza Vittorio, la compagine che prende il nome da un quartiere multietnico di Roma e ormai collaudata nella rivisitazione delle opere liriche (vedi Carmen e Flauto magico).
Mahler da camera
I Wiener Philharmoniker sono per tradizione l’orchestra in residence del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra di Roma. Per questa XVII edizione sono scesi nella Capitale in formazione da camera, proponendo in San Paolo Fuori le Mura la versione della Sinfonia n.4 di Gustav Mahler curata da Erwin Stein nel 1921 e all’epoca eseguita in concerti per piccolo ensemble sotto la direzione del suo maestro, Arnold Schönberg. Nell’ultimo movimento è “apparso” il soprano tedesco Mojca Erdemann, per dar voce a Das himmlische Leben (la vita celestiale), un Lied della raccolta Des Knaben Wunderhorn (Il corno incantato del fanciullo) che chiude la sinfonia.
L’acustica della Basilica Papale non è purtroppo adatta alla musica, essendo ricca di riverberi ed echi. Date le grandi dimensioni, un concerto da camera presenta problemi ulteriori. Nonostante questo, è stata una serata di grande interesse, vista la qualità degli interpreti. I Wiener Philharmoniker schierano dodici elementi: quintetto d’archi (proprio nel senso di un primo violino, un secondo violino, una viola, un violoncello e un contrabbasso), un flauto, un oboe, un clarinetto, harmonium, pianoforte e due percussionisti. Compositore eminentemente sinfonico, sia per la dilatazione dell’organico sia per la complessità della scrittura, Mahler da camera disvela raffinatezze inedite, soprattutto nella struttura della partitura. Ne scaturisce un’esecuzione rivelatrice di finezze contrappuntistiche e di sottigliezze armoniche. In grande evidenza tutti gli esecutori, soprattutto gli archi e i fiati, chiamati a un grande lavoro per far dimenticare, in particolari i primi, le masse orchestrali assenti. Tutto da ascoltare l’attacco della sinfonia (ormai non più tale), con il sonaglio che introduce il flauto. Di grande effetto l’inizio del terzo movimento con il dialogo tra viola e violoncello sostenuto dal pizzicato del contrabbasso: qui i musicisti viennesi hanno messo in risalto la grande dolcezza di suono richiesta da Mahler.
La sinfonia finisce con l’intervento del soprano che canta un Lied di grande bellezza estatica. Mojca Erdemann si disimpegna egregiamente, non aiutata dalle dimensioni soprattutto in altezza della Basilica. La voce c’è, calda e morbida, anche se tende a perdere volume nel registro grave. Successo pieno, con un San Paolo Fuori le Mura pieno di appassionati, richiamati dalla gratuità del Festival.
Mozart in piazza
Chissà se quel mattacchione di Amadé avrebbe gradito la rilettura del suo Don Giovanni messa in scena dall’Orchestra di Piazza Vittorio al Teatro Olimpico di Roma. Lo spettacolo segue il libretto di Da Ponte, fornendone una versione ridotta che fa perdere di vista alcune premesse e vicende della storia del dissoluto punito (come recita il vero titolo, di cui l’eroe eponimo è il sottotitolo). Ma del resto il “Dramma giocoso” dell’avventuriero veneto è molto lungo e quindi i tagli ci stanno per uno spettacolo più leggero, in tutti i sensi.
Innanzitutto, il protagonista è donna in abiti maschili. Petra Magoni dà corpo e voce al seduttore, tenendo il palcoscenico con gran piglio; le note ci sono tutte, lo swing pure, come ben testimoniato dal ritmo travolgente di Fin ch’han dal vino. La vera rivelazione della serata è Mama Marjas, impegnata nel doppio ruolo di Leporello en travesti e di Zerlina: la cantante pugliese ha voce profonda e caldissima, conquistando il pubblico fin dal suo Voglio fare il gentiluomo per culminare in un’aria del catalogo di grande ritmo, conclusa poi da Don Giovanni che elenca i suoi gusti in fatto di donne.
Qualche confusione sorge dal fatto che il ruolo di Zerlina è parzialmente coperto da Evandro Dos Reis, che almeno nel Là ci darem la mano ripristina la parità numerica dei sessi; ma il chitarrista brasiliano recita anche la parte di Don Ottavio, duettando in portoghese con la graziosa Donna Anna della connazionale Simona Boo. Donna Elvira (incinta) è l’albanese Hersi Matmuja, l’unica che canta in modo lirico, sfoggiando volume e acuti come si deve. Masetto ha le fattezze del tunisino Houcine Ataa, che sembra più un boss della mala che un villico un po’ cornuto. Il commendatore è una voce registrata e distorta; nella scena finale viene interpretato collettivamente da tutti gli altri personaggi sul palco. Il dramma finisce con la sparizione di Don Giovanni, risparmiandoci la coda moralistica.
Ottimi gli strumentisti, a partire dal pianoforte di Leandro Piccioni. Ripreso già a Bologna, Ivrea, Napoli e Rieti, lo spettacolo andrà ora in Francia (Aix-en-Provence, Saint-Germain-en-Lay, Brest e Arcachon) e poi tornerà in Italia: Pistoia, Siena, Carpi, Gorizia, Pisa, San Marino e Palermo, per concludere la tournée a maggio a Milano.
Martedì 13 novembre
Basilica di San Paolo Fuori le Mura
Mahler Sinfonia n.4 (versione da camera di Erwin Stein)
Membri dei Wiener Philharmoniker
Mercoledì 14 novembre
Teatro Olimpico
Don Giovanni di Mozart secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio
Don Giovanni Petra Magoni
Leporello/Zerlina Mama Marjas
Donna Anna Simona Boo
Donna Elvira Hersi Matmuja
Don Ottavio Evandro Dos Reis
Masetto Houcine Ataa
Orchestra:
contrabbasso Pino Pecorelli
pianoforte Leandro Piccioni
batteria Ernesto Lopez Maturell
chitarre Emanuele Bultrini e Evandro Dos Reis
tastiere Andrea Pesce