Il 2018 è il 150° anniversario della morte del grande compositore pesarese e il centenario della scomparsa dell’autore di La Mer. L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha voluto celebrare le ricorrenze in due concerti andati in scena a una settimana di distanza, che sono stati l’occasione per ammirare le doti di due direttori molto diversi eppure capaci entrambi di regalare grande musica.
Debussy dal pianoforte all’orchestra, con Mozart e l’omaggio di Messiaen
L’aspettavo da quando l’avevo vista e sentita in tv in una Quarta di Čajkovskij ai Proms di Londra del 2016. Non sapevo chi fosse e mi aveva colpito per la freschezza di lettura di quella scintillante sinfonia: gesto netto, corporatura minuta ma energica, viso espressivo, attacchi precisi, suono sfavillante. Da allora, non vedevo l’ora di sentirla dal vivo. Mirga Gražinytė-Tyla ha finalmente fatto il suo debutto romano sul podio dell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia. Ha studiato anche al Conservatorio di Bologna e parla italiano; attualmente è direttore della City of Birmingham Symphony Orchestra.
In dolce attesa, la direttrice lituana, classe 1986, ha presentato un programma aperto e chiuso da Debussy, di cui ricorre il centenario della morte, con in mezzo Mozart e Messiaen. In avvio, quattro Preludi nell’orchestrazione del compositore britannico Colin Matthews: “Minstrels”, “La puerta del vino”, “Général Lavine”, “La Cathédrale engloutie”. I più riusciti nella versione per orchestra sono il terzo e il quarto. Gražinytė-Tyla li ha letti con grande attenzione ai particolari timbrici, particolarmente interessanti per l’uso degli strumenti a fiato, compreso il sassofono.
La prima parte del programma è chiusa dall’ultimo concerto per pianoforte e orchestra di Mozart, il n. 27 in si bemolle maggiore; nel ruolo di solista Francesco Piemontesi. Il pianista svizzero ha fornito un’interpretazione molto intima, assecondato anche dalla direttrice che ha scelto un organico quasi cameristico: due soli contrabbassi. Ne è scaturita un’esecuzione intensa, in cui Piemontesi ha comunque potuto fare sfoggio del suo virtuosismo nelle cadenze.
La seconda parte del concerto si apriva con Un sourire di Messiean, scritto nel 1989 come omaggio
a Mozart nel bicentenario della morte di lì a due anni. Si tratta di una composizione di una decina di
minuti, articolata in un parte lenta affidata agli archi e in una più vivace affidata ai fiati e alle percussioni, che si intrecciano ripetutamente. In chiusura, La Mer di Debussy. Nei tre schizzi sinfonici (come recita il sottotitolo della composizione) l’Orchestra ha potuto mettere in evidenza tutta la sua duttilità, con le prima parti in grande spolvero negli interventi solistici. La pagina del compositore francese è uscita fresca e luminosa, ricca di sfumature e musicalissima. Mirga Gražinytė-Tyla ha un bel gesto chiaro e pulito con la bacchetta che detta i tempi e la mano sinistra che comunica l’espressione, accompagnata anche dalla mimica del viso, soprattutto degli occhi. È una direttrice in grande ascesa, destinata a una carriera di livello internazionale.
La serata faceva parte di Flux, una rassegna dedicata alla Lituania. In sala anche la presidente del Paese baltico, Dalia Grybauskaitė.
Omaggio a Rossini
La settimana precedente, la Sala Santa Cecilia del Parco della Musica ha ospitato un concerto diretto da Ivor Bolton, che ha sostituito Myung-whun Chung, in convalescenza a seguito di un incidente d’auto. Il direttore inglese Ivor è a capo dell’Orchestra Sinfonica di Basilea, Direttore Musicale del Teatro Real di Madrid, Direttore Onorario della Mozarteumorchester di Salisburgo e Direttore della Dresden Festival Orchestra. A Santa Cecilia ha mantenuto il programma originario. Nella prima parte, la Sinfonia n. 39 di Mozart, resa dal direttore inglese con grande freschezza e agilità. Bolton non usa la bacchetta e ha un gesto molto coinvolgente: con le mani sembra afferrare il suono, strapparlo quasi dagli strumenti dei musicisti, plasmarlo e sostenerlo nell’aria, per portarlo fino alle orecchie degli ascoltatori.
La seconda parte un omaggio a Rossini nel 150° anniversario della morte. Eseguito lo Stabat Mater con un quartetto di grande livello e un Coro strepitoso, come sottolineato dall’ovazione del pubblico all’uscita del suo direttore, Ciro Visco. Il complesso vocale di Santa Cecilia è un punto di riferimento a livello internazionale per compattezza delle voci, sicurezza di intonazione, varietà dei colori e capacità di trasmettere emozioni.
Il quartetto dei solisti è stato all’altezza dell’impegno richiesto dalla partitura rossiniana, in cui una certa teatralità si accompagna all’afflato religioso. Svetta su tutti Eleonora Buratto, ascoltata come Contessa di Almaviva nelle Nozze di Figaro all’Opera di Roma nel 2015 e come Sacerdotessa nell’Aida diretta da Pappano in Accademia; il soprano mantovano ha un timbro gradevolissimo, sostenuto da un volume notevole che le permette di emergere sui pieni dell’orchestra. Veronica Simeoni è un mezzosoprano molto sicuro dei suoi mezzi, che affronta la parte con grande immedesimazione. Il tenore Paolo Fanale è stato meno convincente di quando lo avevo ascoltato come Ferrando nel Così fan tutte diretto da Bychkov nella stessa sala a giugno 2016 (era anche nel cast dell’Aida di Pappano come Messaggero); il timbro si è un po’ appannato e l’emissione risulta meno naturale. Buona la prestazione del basso Roberto Tagliavini, al quale non guasterebbe qualche decibel in più. Bolton ha diretto le masse e i solisti con grande trasporto, calibrando le dinamiche.
Venerdì 27 aprile 2018
Auditorium Parco della Musica
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Ivor Bolton direttore
Eleonora Buratto soprano
Veronica Simeoni mezzosoprano
Paolo Fanale tenore
Roberto Tagliavini basso
Mozart Sinfonia n. 39 K 545
Rossini Stabat Mater
Venerdì 4 maggio 2018
Auditorium Parco della Musica
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Mirga Gražinytė-Tyla direttore
Francesco Piemontesi pianoforte
Debussy Preludi (Minstrels, La puerta del vino, Général Lavine, Cathédral engloutie)
orchestrazione di Colin Matthews
Mozart Concerto per pianoforte n. 27 K 595
Messiaen Un sourire
Debussy La Mer