Direttore d’orchestra, compositore, pianista, divulgatore, ma soprattutto uomo di musica a 360°, al 100 percento, a 24 carati… e peccato non mi vengano in mente altre metafore numeriche. È l’anno del centenario della nascita di Leonard Bernstein (che egli stesso pronunciava “alla tedesca”, non come il dottor Frankenstein di Mel Brooks…) e bene ha fatto l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a celebrare Lenny con due concerti dedicati alla sua produzione sinfonica.
Tra l’altro, l’ultimo disco inciso dal direttore americano è stato un Debussy proprio con l’orchestra romana. Conosciuto dal grande pubblico soprattutto per West Side Story, Bernstein è stato un compositore prolifico. In due distinti concerti nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma sono state proposte le sue tre sinfonie. Non c’è qui alcuna pretesa di una valutazione dell’opera del musicista americano all’interno del Novecento musicale, solo qualche considerazione da ascoltatore dilettante.
Le sinfonie sono di grande impatto sonoro. La scrittura è complessa e raffinata, ben resa da Antonio Pappano e dall’Orchestra di Santa Cecilia, sia negli scoppi fragorosi di insieme orchestrali sia negli interventi delle prime parti, soprattutto tra i fiati. La Prima sinfonia è intitolata “Jeremiah” ed è basata sul Libro delle lamentazioni del profeta, cantate in ebraico da un mezzosoprano. Scritta da un Bernstein, ventiquattrenne fu presentata nel 1942 a un concorso del New England Conservatory of Music, dove non vinse, ma venne premiata due anni dopo come miglior opera americana dal New York Music Critics’ Circle. È articolata in tre movimenti: Profezia, Profanazione, Lamentazione. Il mezzosoprano interviene nel terzo movimento. Una curiosità: Le lamentazioni di Geremia è anche una composizione sacra giovanile di Giuseppe Verdi, andata perduta.
La seconda sinfonia, composta nel 1949 e rivista nel 1965, è una vero e proprio concerto per pianoforte e orchestra, e porta il titolo “The Age of Anxiety”, essendo ispirata all’omonima poesia di W.H. Auden. Come la composizione del poeta angloamericano, la sinfonia di Bernstein è divisa in sei parti, meglio in due parti di tre sezioni l’una: The Prologue, The Seven Ages, The Seven Stages; The Dirge, The Masque, The Epilogue. Al pianoforte, Beatrice Rana, la giovane solista salentina ormai affermata a livello internazionale. La poesia di Auden, Premio Pulitzer 1948, narra dell’incontro di tre uomini e una donna in un bar di New York negli anni della guerra; la serata poi finisce nell’appartamento della ragazza senza che accada nulla di particolare.
A completare il programma, Prelude, Fugue and Riffs, con Alessandro Carbonare al clarinetto e un complesso jazz di 4 tromboni, 5 trombe, 5 sassofoni e un clarinetto, più pianoforte, batteria e tre percussionisti. Si tratta di un breve pezzo jazzistico, in cui il primo clarinetto di Santa Cecilia ha potuto fare sfoggio di tutto il suo notevole virtuosismo.
Nel secondo concerto, è stata eseguita la Sinfonia n. 3 “Kaddish”, composta nel 1963, è dedicata alla memoria del presidente J.F. Kennedy, assassinato a Dallas il 22 novembre di quell’anno, qualche settimana prima della prima esecuzione, avvenuta a Tel Aviv sotto la direzione dell’autore. Nelle serate romane l’organico prevedeva il Coro misto e il Coro di voci bianche, istruiti da Ciro Visco, Nadine Sierra soprano, il soprano inglese Josephine Barstow narratrice, che interpreta un testo scritto da Bernstein stesso (nella prima versione, era specificato che il narratore fosse una voce femminile; dopo la revisione del 1977, questa indicazione è scomparsa, tanto che si contano versioni con voci recitanti maschili). Il Kaddish è la preghiera ebraica, recitata anche nei servizi funebri, pur non contenendo la parola morte.
L’esecuzione delle tre sinfonie sotto la bacchetta di Pappano ha fatto risaltare il carattere complesso della scrittura bernsteiniana, che non disdegna incursioni nella musica seriale, come nell’inizio della seconda parte della Sinfonia n.2. Le due serate ceciliane sono state l’occasione di ascoltare composizioni raramente eseguite e che meritano di essere ascoltate per la loro potenza evocativa. In queste sinfonie c’è tutta la passione di Bernstein. A noi piace ricordarlo in quel concerto dal vivo, visto in diretta tv da Berlino, il giorno di Natale 1989, quando, dirigendo la Nona di Beethoven fece cantare al baritono Freiheit (libertà) al posto della schilleriana Freude (gioia), in un’edizione emozionante e indimenticabile della sinfonia. Il Muro era appena caduto e Lenny ci avrebbe lasciato meno di un anno dopo.
Giovedì 15, venerdì 16, sabato 17 febbraio 2018
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore
Marie-Nicole Lemieux mezzosoprano
Beatrice Rana pianoforte
Alessandro Carbonare clarinetto
Bernstein Sinfonia n. 1 “Jeremiah”
Bernstein Prelude, Fugue and Riffs
Bernstein Sinfonia n. 2 “The Age of Anxiety”
Giovedì 22, venerdì 23, sabato 24 febbraio 2018
Orchestra, Coro e Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore
Kyung Wha Chung violino
Nadine Sierra soprano
Dame Josephine Barstow voce recitante
Brahms Concerto per violino
Bernstein Sinfonia n. 3 “Kaddish”